Il recupero della chiesa di San Giuliano

Scritto da  Valentina Lapierre

La chiesa di San Giuliano, Ferrara Grazie alla Fondazione, Ferrara rientra in possesso di un gioiello quattrocentesco

Il 13 giugno 2006 l'antica chiesetta di San Giuliano è finalmente tornata a essere proprietà della Curia della nostra città, grazie alla donazione elargita dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara. La Fondazione ha infatti messo a disposizione la cifra necessaria all'aggiudicazione dell'asta fallimentare, in cui era stato messo in vendita l'edificio.

 

Questa felice soluzione è stata attesa a lungo da molti, per la precisione da quando nel 2000 la chiesa fu venduta a una casa d'aste di Finale Emilia, che l'acquistò come possibile sede di vendite. Il sopraggiunto fallimento dell'istituto di vendita, ha avviato un iter che si è concluso con lo sperato recupero della chiesetta alla sua funzione di luogo di culto, destinazione peraltro mai venuta meno.
Interno della chiesa di San Giuliano Sembrerà curioso, ma tale fortunato recupero non è un caso isolato nel destino di questa chiesa e una veloce ricostruzione della sua storia lo dimostrerà. Questo grazioso edificio è stato costruito nel 1405 grazie a una donazione di Galeotto degli Avogari, il quale volle riedificare la preesistente chiesa intitolata a San Giuliano, che sorgeva nei pressi dell'odierna ex-borsa. Il tempio era stato fatto demolire, insieme ad altri edifici, dal marchese Nicolò II nel 1385 quando, per fronteggiare i rischi delle sommosse popolari, fu realizzato il fossa to del Castello. Indelebile memoria di queste antiche vicende, è tracciata sull'epigrafe visibile nella fiancata della chiesa. Si vuole tradizionalmente che il giuspatronato degli Avogari sulla chiesa sia venuto meno nel 16 16, quando cioè si sarebbero estinti. Tuttavia come ha già avuto modo di osservare don Enrico Peverada il Guarini, che si trova a scrivere nel 1621, 'non manca di annotare come al suo tempo perseverasse presso gli Avogari il giuspatronato su San Giuliano'. A prescindere da queste ultime incerte vicende sappiamo che la chiesa venne chiusa al culto nel 1796 con la venuta dei francesi e che qualche anno dopo fu comprata dal sacerdote don Pietro dalla Fabbra, che la salvò dalla spoliazione e dalla possibile demolizione. In seguito, la proprietà passò in eredità prima a don Santino Fiori e quindi al cardinale Luigi Giordani. Nel 1895 grazie ad un'azione sinergica a spese del Comune, della Provincia, del Ministero della Pubblica Istruzione e della famiglia Giordani, l'edificio venne restaurato.
Nel 1957 fu concluso un secondo restauro, condotto da Carlo Savonuzzi e voluto dalla famiglia Giordani in occasione della cessione perpetua dell'uso della chiesa all'Associazione della Stampa, alla quale si affiancò nel 1971 anche l'Ordine del Santo Sepolcro, di cui è ancora oggi visibile l'emblema affisso sul portone.
La chiesa di San Giuliano nel 1894, disegno tratto dalla 'Miscellanea Fiorentini', Ferrara, Biblioteca Comunale Ariostea. Al 1972 risale poi la vendita a monsignor Mariotti e il resto è storia recente.
L'architettura della chiesa non risultando in sintonia con la tradizione ferrarese ha portato gli studiosi, con Agnelli in testa, a ipotizzare che fosse opera di un architetto veneziano, viste le stringenti somiglianze tra il portale di San Giuliano e la lunetta posta sopra alla porta della cappella Corner, nella chiesa dei Frari a Venezia. Esaminando attentamente il portale si può notare che i due pilastri che lo delimitano, sono sormontati da due guglie realizzate in quello che potremmo definire un 'laterizio da esterno', liscio e inframmezzato da fughe sottili. Tale particolarità depone a favore dell'originalità dell'intonacatura rimossa nel restauro del 1895, allora considerato un falso settecentesco. Sulla sommità delle guglie sono visibili l'Angelo annunciante da un lato e la Vergine dall'altro, mentre al centro, sopra a una cuspide simmetricamente decorata da elementi vegetali, in puro stile gotico flamboyant, svetta il Padre Eterno benedicente. Sotto al rosone centrale è collocata una formella in marmo, su cui sono ancora visibili tracce dell'originale policromia, che raffigura San Giuliano in procinto di compiere il suo atroce destino. La storia della vita di San Giuliano, diffusa in Italia nel XIII sec. da Jacopo da Varagine narra di come, durante una battuta di caccia, al giovane venisse profetizzato, dal cervo che stava cacciando, che si sarebbe macchiato dell'omicidio dei genitori. Giuliano per cercare di sottrarsi a un così atroce destino, decise di fuggire il più lontano possibile. Fatta fortuna in una nuova terra, si sposò con una nobile castellana.
Scarsellino, Sant'Eligio guarisce lo storpio, Collezione Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara Nel frattempo i genitori, non essendosi dati pace della scomparsa del figlio, si misero alla sua ricerca e giunsero per caso alla dimora di Giuliano, qui incontrata la castellana le raccontarono la loro storia. La giovane, dunque offrì ai suoceri il suo letto affinché si riposassero dalle fatiche sopportate. Giuliano tornato a casa trovò il letto nuziale occupato e, accecato dall'idea di un tradimento, trafisse i due corpi inermi che lo occupavano. Uscito di casa incontrò la moglie viva, che tornava dalla chiesa, capì allora che la tragica predizione si era compiuta. Sconvolto, Giuliano decise, aiutato dalla moglie, di costruire un ospedale sul greto del fiume che scorreva in quei pressi e di dedicarsi all'accoglienza dei viandanti. In una sera tempestosa, nonostante il pericolo, si rese necessario traghettare da una riva all'altra del fiume un lebbroso. Il malato, che altri non era che il Cristo, una volta guarito scomparve, annunciando la remissione dei loro peccati. San Giuliano per queste vicende è detto l'Ospitaliero ed è patrono degli osti e degli albergatori.
Oltre a queste arti, molte altre avevano sede in questa chiesa e ne resta ancora attestazione nella decorazione interna. Sul primo altare a destra troviamo una tela di Bartolomeo Solati raffigurante il Martirio di Sant'Andrea, protettore dei pescivendoli, mentre al lato opposto, attribuita a Tommaso Malmignati, abbiamo una pala con il patrono dei macellai, ossia San Luca in atto di scrivere il Vangelo dinanzi alla Vergine. Sull'altare maggiore è collocato San Giuliano, opera di Giacomo Bambini e Cesare Cromer. Il secondo altare di sinistra era dell'arte degli orefici e degli argentieri, protetti da Sant'Eligio, orafo che divenne prima capo della Zecca, quindi consigliere dei re franchi Clotario II e Dagoberto I e che infine intraprese la vita ecclesiastica. La pala che qui raffigura Sant'Eligio mentre distribuisce ai poveri i suoi beni, opera di Giovan Paolo Grazzini, un tempo era sull'altare maggiore ed era contornata da nove telette con altrettanti Miracoli di Sant'Eligio, eseguiti dallo Scarsellino.
Scarsellino, Sant'Eligio esorcizza l'indemoniata, Collezione Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara. L'esorcismo di un'indemoniata e La guarigione di uno storpio sono stati acquistati alcuni anni fa dalla Fondazione, mentre gli altri episodi restano ancora dispersi tra il mercato antiquario e una collezione privata. Nella teletta con La guarigione di uno storpio è visibile uno stemma, la cui identificazione potrebbe permettere di dare un nome al committente, sicuramente non è identificabile negli Avogari il cui stemma è completamente differente.
Sul soffitto è affrescata la Vergine in Gloria con i Santi Giuliano, Eligio, Andrea e Luca eseguita dall'Ettori e dal Baseggio durante gli ammodernamenti degli interni approntati nel Settecento.
Questo piccolo edificio è passato fortunatamente indenne attraverso i numerosi stravolgimenti che hanno coinvolto il tessuto urbano che l'accoglie.
Un parziale aiuto nella ricostruzione dell'aspetto antico di questa zona ci giunge da un disegno presente in una miscellanea conservata presso la Biblioteca Comunale Ariostea e qui riprodotto. Di fronte alla chiesa si intravede parte dell'Arsenale, o anche meglio conosciuto come Beccheria Grande, edificio fatto costruire nel 1506 da Alfonso Ie fatto demolire nel 1895.
Conclusi i necessari lavori di restauro, per risanare i danni causati da un'infiltrazione d'acqua dal tetto, la chiesa verrà riaperta al culto e quindi finalmente restituita alla nostra città.

Da Valentina Lapierre