Se Ferrara tornerà sul mare

Scritto da  Roberto Pazzi

Fantasia chiama fantasia: così Ferrara torna sul mare anche nelle immagini di Luca Gavagna.Una fantasia autorizzata da certe previsioni climatiche

 

Di recente, le notizie apparse sui giornali delle possibili mutazioni climatiche nei prossimi cento anni dello Stivale hanno provocato qualche sussulto anche nella nostra tranquilla città. Secondo una delle previsioni più attendibili e accreditate, per quanto possa esserlo un scienza così futuribile come quella del clima, entro la fine del secolo Ferrara si troverà ad affacciarsi sul mare Adriatico, mentre Venezia probabilmente scomparirà sotto le acque del mare di cui era Regina. Noi non vedremo la Ferrara che soppianta Venezia, ma per quella grazia tutta umana che ci dona l'immaginazione, possiamo già evocarla, almeno sulla carta.

 

Per chi conosce bene la storia di Ferrara, comunque, non si tratterebbe di una vera novità, ma di una specie di ritorno alle origini. Quelle origini che hanno lasciato un deposito nella stessa onomastica delle sue vie, come via Boccacanale di Santo Stefano, via della Ghiara, via dei Sabbioni: designano i canali afferenti o gli argini del grande fiume che passava per la città prima del XII secolo, prima di gettarsi nel mare a pochi chilometri dal porto fluviale, non lontano dalla protocattedrale della città, San Giorgio.

Un ramo di quel Po è ancora il Po di Primaro, il più antico e il primo, come testimonia la radice del suo nome. Ma la visione di una Ferrara come Genova, Trieste, Ancona, Bari, come Palermo, tutta affacciata sul mare, rinnova il nostro immaginario, impaludatosi nelle valli di Comacchio e nelle bonifiche, là dove restava ancora un'esile traccia di isole, le Alfonsine, oggi appena leggibile nel nome delll'omonimo paese, in piena Romagna. Ed ecco allora levarsi, fra cento anni, una delle nostre pigre mattine di lavoro, col fischio prolungato di una sirena che saluta l'ingresso nel porto di Ferrara di una grande nave giunta da Oriente, come il Rex nel film di Fellini...

 

Ferrara torna sul mare  nelle immagini di Luca Gavagna: Piazza Trento e Trieste.E subito i ferraresi avvertono nell'annuncio della sirena navale un nuovo giorno da vivere, non più sprofondato nel mezzo di una pianura, non più perduto nel vasto nulla delle nebbie. Ed ecco il porto allargarsi fra i bastioni di Porta Mare, la porta restituita alla sua intrinseca verità, e i bastioni di San Giorgio - chi mai, da bambino, mi aveva detto che il campanile era l'anti- co faro del porto ? - dove le acque hanno trasformato le mura ferraresi in una difesa dalle mareggiate che sferzano la costiera.

E finalmente, per una delle paradossali trasformazioni delle Storia, si compie il senso di quelle mura, volute dal provvido duca Ercole I d'Este e mai sottoposte ad assedio degli uomini, lungo tanti secoli. Non la violenza degli eserciti attendevano dunque, non lo sparo delle artiglierie, ma l'assedio della Natura, nella forza inesauribile del Mare, che in un'ora muta, da liscio come l'olio a sconvolto dai marosi.

 

Era la protezione dal flagello delle mareggiate, la difesa dalle maree, il senso di quella misteriosa provvidenza ducale, che le volle erette, progettate da Biagio Rossetti, nel 1492, proprio mentre l'Europa si apriva alla scoperta dell'America. Così, nel Tempo, si afferra un diverso senso e scopo delle cose... "Fiaba uscura e nespola dura, il Tempo e la paglia te la matura" insegnava un vecchio detto toscano, caro alla raffinatissima Cristina Campo. Così chi arriverà in treno a Ferrara dovrà imbarcarsi nel piazzale della stazione, dalla banchina fluviale, sul canale Panfilio, su uno dei tanti vaporetti che portano al centro, verso il castello. Un mesto ricordo della Venezia perdutasi sotto il mare affliggerà i più vecchi, che ricorderanno ancora l'approdo nella laguna veneta, venendo da Mestre.
Sarà stata una delle prime sagge decisioni della Amministrazione Comunale quella di riaprire le antiche vie d'acqua interne della città estense, per risolvere problemi di inquinamento, acustici e viari, profittando delle acque che contornano l'urbe e rendevano più facile l'operazione.

 

 

Ferrara torna sul mare  nelle immagini di Luca Gavagna: Loggia dei Mercanti (particolare).Sarà mirabile per i turisti, sempre più numerosi, il tremulo riflesso delle rosse mura sulle acque della costa, presagio di quello davvero illusionistico delle quattro torri del Castello, non più specchiantesi sulle modeste acque del grigio fossato, ma su quelle già un poco salate del lungo canale, che taglierà come una spada la città intera.
E il mare avrà un esito fondamentale nell'evoluzione della psiche dei ferraresi, come accade sempre per i popoli che vi si affacciano, catturati dal senso di comunione col lontano, l'altro da sé, che il mare insinua nella mente. Il mare abbraccia genti diverse, unisce lingue, affratella religioni e razze per quanto la terra invece li divide. L'Europa tutta sente nella peninsularità dell'Italia il suo aperto avamposto proteso verso l'Oriente e l'Africa. L'amicizia fra i popoli nasce sui mari più in fretta che nel continente.

 

E a Ferrara il primato sovrano dell'agricoltura cederà non senza fatica il passo. Sarà costretta la chiusa borghesia agraria ferrarese a farsi più avventuriera, come lo è sempre stata la classe imprenditrice legata ai commerci marittimi, che non si gode la calma certezza di raccogliere i frutti della Natura, puntuali a ogni stagione che il Signore manda sulla terra, ma deve inventarsi ogni anno una diversa strategia per arricchire, per mantenere quello che ha raggiunto. E così il pesce a poco a poco spossesserà il maiale del suo secolare primato. Accanto alla salama da sugo, brodetti di pesce alla ferrarese, emuli del cacciucco alla livornese, rinnoveranno i fasti della    cucina emiliana. E se è vero quel che dice Feuerbach, "l'uomo è ciò che mangia", qualcosa della natura inquieta e sdrucciola dei pesci rinnoverà la fisiognomica del ferrarese.


Più alti e filanti nelle loro sagome, più mobili e inquieti negli sguardi, meno materialistici e più fantasiosi, già li immagino inaugurare nei quadri di un nuovo De Pisis una diversa fisiognomica padana... Il tipo ferrarese sarà smilzo, alto, mobile, inafferrabile, una creatura che non si ferma mai, si annoia presto, proiettata subito nell'altrove, come le creature equoree, che non si possono mai afferrare...

 

 

Ferrara torna sul mare  nelle immagini di Luca Gavagna: Le mura (particolare).Bisognerà farsi novello Ibsen per narrare la nuova donna del mare, in una nuova ferrarese, lontana dalla Micol finzicontinica. Non più Argia, Mercedes, Ivana, ma Sirena, Stella, Marina saranno i nomi in auge sulla riviera ferrarese.  Certo la trasformazione di una città agraria, arresa alla nebbia del grande fiume, non sarà indolore, porterà qualche trauma. Come accadde dopo il prosciugamento del Fucino, a fine Ottocento, quando i contadini di Avezzano impiegarono una intera generazione per trasformarsi da marinai in contadini. Il grano e la frutta non saranno più, in quel clima marittimo, il punto di forza dell'economia ferrarese.

La rivalità con altre città marinare più antiche, Trieste, Ancona, Bari, si sommerà al vago disagio di un senso di colpa, per aver soppiantato Venezia, e forse pretendere di ereditarne il retaggio, quasi  insostituibile. Sarà la forza della nemesi, quella tardiva ma implacabile giustizia storica che passati sette secoli farà pareggiare i conti fra Ferrara e Venezia, la quale nel Quattrocento, con la rotta di Porto Viro, fece deviare il Po, per colpire il ducato di Ferrara e la sua economia...


Non avremo più la nebbia, l'effetto del mare farà avvertire il suo mite influsso. Non andremo più lontano per bagnarci d'estate, per stenderci al sole sulla sabbia. Sarà tutto qui, fuori porta, a nostra disposizione, come per i genovesi Nervi o Bocca d'Asse, o per i triestini la costiera di Barcola e di Sistiana. Così saran-no le spiagge di Francolino, Quacchio, Barco, San Giorgio. Il castello del Verginese potrà essere promosso a gemello del castello di Miramare, con tanto di leggenda degli amori di Laura Dianti e Alfonso II, da non sfigurare accanto a quella di Carlotta e Massimiliano d'Asburgo, l'infelice Imperatore del Messico.

Uno scrittore ferrarese pronto a creare un nuovo romanzo sui loro amori si troverà... Occorrerà reinventare l'immaginario intero di questa sarmatica città, se la vastità dei suoi orizzonti pianeggianti, senza confini, costringeva a evocare la grande pianura russa. Sarà un altro infinito a inquietare lo sguardo affamato di limiti, pauroso di sprofondare nel Nulla. Non più quello della pianura, che aveva tanto affascinato l'Ariosto, ma l'infinito del mare. Sarà l'orizzonte delle montaliane tremule "scaglie di mare", dai bastioni di San Paolo, San Rocco, San Giorgio, a evocare l'ansia di libertà che nessuno ha mai definito meglio di Baudelaire : "uomo libero, amerai sempre il mare !"