La Fondazione di Ser Mele da Roma (1481-1485)

Scritto da  Paolo Ravenna

La lapide che ricorda il testamento di Ser Mele da Roma, collocata nel 1487, intorno alla quale si è sviluppato il complesso delle sinagoghe di via Mazzini. Ferrara, già Sinagoga italiana.Un personaggio (e una lapide) alle radici della vita della comunità ebraica ferrarese.

Sul finire del XV secolo Ferrara vive la sua grande stagione. Nel 1492, il Duca Ercole I d'Este, al massimo del potere, realizza lo straordinario piano urbanistico che consegna la sua capitale alla storia. Proprio in quegli stessi anni, e non a caso, in via Sabbioni, nel cuore della città, dove si raccolgono gli ebrei provenienti da varie parti d'Italia, vive un'interessante personalità - (Mes)ser Mele da Roma - che a suo modo realizza un'altra, sia pur minore, tappa storica.


Mediante un'operazione lungimirante egli crea, con i suoi soli mezzi, quella che chiamerei una fondazione ante litteram allo scopo di dotare gli ebrei ferraresi di un luogo stabile e degno, ove svolgere la loro vita religiosa e comunitaria. Quella fondazione diverrà la sede della comunità ebraica giunta fino a noi e la sua fama contribuirà a diffondere, per altro verso, il nome di Ferrara nel mondo.
Molto poco si conosce della vita di Ser Mele, noto anche come Samuele Melli, mentre sono copiosi i dati, alcuni di recente scoperta, riguardanti le ultime volontà con cui realizza la fondazione di cui si tratta; ed è appunto da questi dati che possiamo desumerne il profilo.

Ser Mele, oriundo di Roma, figlio di Ser Salomone, si era trasferito a Mantova e, negli ultimi anni, a Ferrara dove svolgeva una prestigiosa attività finanziaria vicino alla corte degli Estensi. Anziano, è sposato con Anna, non ha figli. Personalità di rilievo, Ser Mele gode di sicura autorevolezza non solo nell'ambiente ebraico, ove può raccogliere intorno al suo progetto il consenso dei maggiori esponenti, ma anche presso la corte dove, cosa non facile per un ebreo dell'epoca, per privilegio del Duca Ercole viene riconosciuto cittadino ferrarese con pieni diritti.

Religioso, colto, possiede una piccola ma importante biblioteca, abita con la moglie in due semplici camere d'affitto in quell'edificio di via Sabbioni (che corrisponde all'attuale numero civico 95 di via Mazzini) che diverrà centro della sua attenzione. Ha un tenore di vita sobrio, come si conviene a persona austera e devota. Alla fine dei suoi anni, muore nel 1486, intende che il suo nome sia tramandato con un'iniziativa di ampio respiro «desideroso per sua convinzione e per la conservazione della sua legge di fare qualcosa di comodo e di utile alla salute spirituale sua e degli ebrei».

Egli è consapevole che non esiste ancora a Ferrara una comunità o università che rappresenti legalmente gli ebrei e, soprattutto, è assillato dal fatto che i correligionari non possano avere un luogo stabile di preghiera, ma debbano esercitare il culto in piccoli oratori privati, sparsi nelle case, mai nello stesso luogo, e con divieto, addirittura, di chiamarli sinagoga.
Ser Mele vuole che questa condizione di precarietà finisca. Egli vuole che gli ebrei, tra i quali i più sono molto poveri, a Ferrara abbiano finalmente una sinagoga stabile, pubblica, dove possano riunirsi e celebrare il culto con dignità. Le difficoltà interne ed esterne all'ambiente sono molte ma, per risolverle, Ser Mele mette a disposizione dell'intrapresa tutte le proprie sostanze, oltre 1000 ducati, una cifra, per l'epoca, rilevantissima.

L'idea dell'anziano benefattore è ben precisa. Egli ha individuato nel grande fabbricato ove abita, il più grande e bello di via Sabbioni, il luogo giusto per realizzare la sua iniziativa. In quella casa rossa, alta tre piani, con due cortili e molti ambienti, vi è il Banco dei Sabbioni, uno dei tre operanti in città, botteghe e abitazioni, tutte attività che danno un reddito sicuro e adeguato. Ma soprattutto vi è, al secondo piano, l'oratorio italiano più antico della città che egli frequenta quotidianamente. Noi sappiamo solo ora che era aperto almeno dal 1422. Certamente è il più antico superstite in Italia: una storia ancora tutta da scrivere.

Il 3 ottobre 1481, Ser Mele dà mandato a quattro personalità di acquistare quello stabile «a nome di esso (Ser Mele) finché vivrà e successivamente a nome di essi fiduciari e loro successori in perpetuo». Pone come condizione assoluta che il luogo dell'officiatura rimanga riservato «per sempre a comune uso degli ebrei». E nello stesso atto notarile indica già tutte le disposizioni che saranno poi consacrate nel celebre testamento che detterà il 9 ottobre 1485 al notaio Sebastiano Fiesso di Ferrara avanti a otto testimoni, pochi mesi prima di morire.
Il contenuto del lascito, preceduto da una serie di complessi e sapienti atti in parte inediti, consiste nella donazione del grande edificio di via Sabbioni e di un corpus di oggetti rituali per la sinagoga: una Bibbia a rotolo con ricco mantello di velluto cremisi, libri sacri per le orazioni, un prezioso drappo di raso ricamato in argento con perle, una lampada d'argento da tener sempre accesa, tutti contenuti in una cassa.

Inoltre Ser Mele assicura alla moglie una rendita vitalizia, dispone vari legati, destina i redditi dell'edificio al mantenimento dell'oratorio, con uno stipendio per un sagrestano e per un maestro che istruisca gli ebrei poveri. Tutte le altre rendite dei suoi capitali, e non sono poche, vanno a beneficio dei poveri.
Egli detta ai quattro eredi nominati - tutti ebrei ferraresi - e ai quattro esecutori testamentari disposizioni attentissime per garantire la gestione e la continuità della fondazione che viene creando. Per sé chiede, infine, che queste volontà vengano incise in una pietra marmorea nella sinagoga, consapevole com'è del valore spirituale, culturale e sociale di quanto ha compiuto. La lapide è stata collocata nel 1487 e, dopo cinque secoli, è ancora al suo posto. Attorno a essa si è sviluppato nel tempo il grande complesso delle sinagoghe di via Mazzini, da allora ininterrottamente centro della vita della comunità di Ferrara.

Quanto Ser Mele aveva pensato, voluto e realizzato, vive tuttora e costituisce un esempio straordinario: la forza di quelle pietre e del loro lungimirante fondatore consente ancora oggi di far conoscere e tramandare i valori spirituali e culturali di cui l'antica sinagoga è il simbolo.