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Anni folli Parigi capitale delle arti "La modernità – questo gran mistero abita ovunque a Parigi: la si ritrova ad ogni angolo di strada, accoppiata a ciò che era un tempo, prega di ciò che sarà. Come Atene ai tempi di Pericle, oggi Parigi è la città dell'arte e dell'intelletto per eccellenza. È qui che ogni uomo degno del nome di artista deve esigere il riconoscimento dei propri meriti". Giorgio de Chirico, Vale lutetia, «Rivista di Firenze», n. 8, febbraio 1925 Durante gli anni Venti del secolo scorso Parigi è il palcoscenico e, al tempo stesso,
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Franco Patruno: scrivere l’arte, vivere dell’arte La Fondazione pubblica un'antologia dei suoi scritti per «L'Osservatore Romano» Vede la luce, a quattro anni dalla scomparsa dell'autore, Equivalenze, o dello scrivere l'arte. Scritti per «L'Osservatore Romano», di don Franco Patruno: curata da Massimo Marchetti, l'antologia – che spazia lungo dieci anni di interventi sull'«Osservatore» – contiene interviste, speciali, recensioni di mostre e di film,

Anni folli

Scritto da  Maria Luisa Pacelli

Parigi capitale delle arti

"La modernità – questo gran mistero abita ovunque a Parigi: la si ritrova ad ogni angolo di strada, accoppiata a ciò che era un tempo, prega di ciò che sarà. Come Atene ai tempi di Pericle, oggi Parigi è la città dell'arte e dell'intelletto per eccellenza. È qui che ogni uomo degno del nome di artista deve esigere il riconoscimento dei propri meriti".

Giorgio de Chirico, Vale lutetia, «Rivista di Firenze», n. 8, febbraio 1925

Durante gli anni Venti del secolo scorso Parigi è il palcoscenico e, al tempo stesso,

il Claude Monet, The Japanese Bridge at Giverny, 1918-24, oil on canvas, 89 x 100 cm Paris, Musée Marmottan Monetsimbolo del desiderio di rinascita e del sentimento di liberazione che si diffonde al termine della prima guerra mondiale. Capitale mondia- le dell'arte e della cultura, in quel periodo la ville lumière è una città mondana e cosmopolita, un luogo mitico per gli artisti che, attratti dai suoi costumi liberali, dal fermento intellettuale, dai teatri, dai caffè, dalle gallerie, vi accorrono da ogni parte del mondo per dare libera espressione alla propria creatività, confrontandosi in un clima di rinnovamento e sperimentazione.

Il senso di sollievo e la gioia dovuti alla fine del conflitto contribuiscono senza dubbio alla prorompente vitalità della capitale francese, che Hemingway descrive efficacemente nei diari del periodo come una «festa mobile». Ma, benché la Francia ne sia uscita vincitrice, la guerra ha lasciato ferite materiali e psicologiche non meno pesanti che in altre parti d'Europa, cosicché l'ebbrezza che caratterizza gli "anni folli" rispecchia, ad un tempo, il bisogno di dimenticare la sofferenza e la distruzione causate dalla guerra. In ambito artistico, la complessità di tali umori si manifesta in una modernità inquieta, espressa da una molteplicità di personalità e da un caleidoscopio di stili, contraddistinti ora dalla volontà di rompere con il passato per ripartire da zero, ora dalla necessità di stabilire un nuovo tipo di ordine, ricostruito sulle rassicuranti fondamenta della tradizione.

La mostra Gli anni folli. 2. Amedeo Modigliani, Nudo, 1917, olio su tela, cm 73 x 116,7 New York, Solomon R. Guggenheim Museum, Solomon R. Guggenheim Founding CollectionLa Parigi di Modigliani, Picasso e Dalí ripropone la polifonia e la ricchezza delle espres-sioni creative di questa stagione, che ebbe tra i suoi protagonisti alcuni tra i principali maestri dell'arte del Novecento. Il termine cronologico della rassegna è segnato dall'ascesa del Nazismo in Germania, fatto che modificò radicalmente il clima culturale europeo, aprendo la strada ad altri e ben più drammatici scenari.

La mostra prende le mosse con due capolavori di Monet e Renoir, i maestri impressionisti che nel primo dopoguerra sono ancora all'opera e fanno scuola, l'uno portando al limite dell'astrazione la rappresentazione della natura (figura 1), l'altro indicando la strada con le sue bagnanti dalle forme morbide e monumentali per una rilettura in chiave moderna della statuaria classica e della pittura rinascimentale.

L'immagine della «festa mobile» ben si presta a fotografare l'ambiente bohémien di Montparnasse, dove la vasta compagine degli stranieri ha stabilito il proprio quartier generale. Sotto il largo ombrello della cosiddetta "Scuola di Parigi", questi pittori e scultori, tra i quali figurano Modigliani (figura 2), Chagall, Lipchitz, Van Dongen, Foujita, Soutine e molti altri, non condividono una poetica, un leader o un manifesto, Pablo Picasso, Maternità, 1921, olio su tela, cm 65,5 x 46,5 Collezione privata - © Succession Picasso, by sIAe 2011ma sono accomunati da uno stile che, privilegiando il genere del nudo e del ritratto, è in linea con la tradizione figurativa e manifesta la propria unicità nella ricerca di forme espressive fortemente personali, coerenti al sogno di libertà che li aveva spinti a trasferirsi a Parigi.

Accanto a loro, gli artisti che avevano animato la stagione delle avanguardie storiche sono ancora sulla scena da protagonisti, primo fra tutti Picasso il cui genio si dispiega su molteplici fronti. Pur senza abbandonare, nella discrezione del suo studio, l'ardita sperimentazione di tecniche e materiali che aveva contraddistinto il suo lavoro negli anni precedenti, egli è tra i primi, con Derain e De Chirico, a guardare all'arte del passato per gettare le basi di un moderno classicismo (figura 3), mentre la radicalità del linguaggio cubista nei suoi dipinti, così come nei coevi capolavori di Braque e nelle opere di Gris, evolve in un canone sofisticato ed elegante, di certo più appetibile per il rifiorito mercato dell'arte. Anche Matisse, del resto, ha abbandonato le tensioni della sua ricerca prebellica e le odalische, i nudi e gli interni pieni di luce, che dipinge nel sud della Francia e che regolar-mente espone a Parigi, sono una vera e propria festa per gli occhi. Di un'analoga, appagata sensualità si ammanta anche l'iridescente pittura dell'amico Bonnard. Esperienze fondamentali per lo sviluppo e il rinnovamento artistico del periodo sono state le produzioni dei Balletti Russi di Diaghilev e dei Balletti Svedesi di Rolf de Maré, per le quali vennero chiamati a raccolta alcuni dei maggiori artisti, coreografi, scrittori, e musicisti contemporanei, che concorsero alla creazione di vere e proprie opere d'arte totali. In mostra saranno evocate da costumi originali disegnati da Matisse, De Chirico

e Larionov per alcune importanti produzioni. Fernand Léger, bozzetto per La Création du monde, 1923, legno, pittura, carta e cartone, cm 46 x 61 x 45 Stoccolma, Dansmuseet, Musée Rolf de Maré - © by sIAe 2011Accanto ad essi la maquette con le scene e i costumi di Léger per il balletto La Création du monde (figura 4), che l'artista immaginò come un caleidoscopio di forme geometriche in movimento, sulle note di Darius Milhaud ispirate alla musica jazz.

La Parigi dell'età del jazz è stata anche il centro europeo della fotografia d'avanguardia, che trovava infinite fonti di ispirazione nella sua fisionomia moderna. Una sezione della mostra ne restituisce l'atmosfera e il volto, mettendo a confronto gli scatti di pionieri della fotografia come Man Ray, André Kertész, Eugène Atget, Ilse Bing e Germaine Krull con una delle celeberrime Tour Eiffel (figura 5) di Delaunay, un dipinto dalla composizione dinamica nel taglio "a volo d'uccello" e nei contrasti cromatici, che restituisce la vertigine di quella struttura in acciaio visibile da ogni angolo della città.

La ricerca in ambito astratto, poco congeniale alla tradizione francese ma assai diffusa nel resto d'Europa, è rappresentata in primo luogo dall'arte di Mondrian, il cui studio è uno dei crocevia parigini in cui si scrive il futuro dell'avanguardia del Novecento. Di ritorno a Parigi nel 1919, l'artista olandese vi trova gli stimoli, a partire dal cubismo, per sviluppare appieno la sua estetica neoplastica, improntata a un principio di ordine universale, a suo modo conforme allo spirito classicista del contesto parigino di quegli anni.

Tra le esperienze di segno completamente diverso s'inscrivono invece il dadaismo e la successiva nascita del movimento surrealista che ripropongono di nuovo sulla scena parigina l'esigenza di rottura e lo spirito rivoluzionario tipico dell'avanguardia prebellica. Trasmigrato dall'esperienza zurighese, il gruppo dada, che a Parigi ebbe tra i suoi protagonisti Max Ernst, Picabia, Duchamp, Jean Arp e Man Ray, con la sua ironia corrosiva e demistificatrice, rappresentò ad un tempo il culmine e la negazione di tutti i miti progressisti delle avanguardie. Da quelle macerie il surrealismo, impiegando ogni mezzo dell'espressione artistica, e sotto l'egida di Marx e Freud, si impegno nell'ambiziosa impresa di restituire un senso nuovo al mondo, che portasse alla libertà tanto spirituale quanto materiale dell'uomo. È in questa direzione che si dispiegano gli universi onirici delle tele di Magritte e Miró e che muovono le sperimentazioni con le pratiche di scrittura e pittura automatiche, fondate sulla liberazione dell'inconscio, utilizzate tanto da Breton, Eluard e altri letterati, quanto dai pittori Masson ed Ernst. Salvador Dalí, L’eco del vuoto, c. 1935, olio su tela, cm 73 x 92 Milano, Collezione privata - © Gala-Salvador Dalí Foundation, by sIAe 2011Ma, presto, come era accaduto alle avanguardie degli anni Dieci, il sogno di dare al mondo una possibilità di essere diverso e migliore da quello che era stato si sarebbe dissolto in un nuovo e ben più fosco scenario di guerra, prefigurato, fin dalle soglie degli anni Trenta, nell'opera di molti dei principali artisti del movimento, a partire dai capolavori del cinema d'avanguardia di Buñuel, fino agli inquietanti panorami dipinti da Tanguy e Dalí (figura 6).Robert Delaunay, La Tour Eiffel, 1924-26, olio su tela, cm 160,6 x 120 Washington, Hirshhorn Museum. Dono della Joseph H. Hirshhorn Foundation, 1972 - © by sIAe 2011