Nella magnifica Libreria

Scritto da  Gian Albino Ravalli Moroni

La Libreria Sansoviniana a Venezia, in piazza San Marco.Ferrara e gli Estensi nelle collezioni della Biblioteca di San Marco

Durante il viaggio verso Ferrara, sede del Concilio per l'unione delle Chiese greca e latina, Bessarione, metropolita di Nicea, sbarcò a Venezia e vi soggiornò per circa un mese, all'inizio del 1438. A Venezia, quasi sua seconda patria, donerà trent'anni dopo, il 31 maggio 1468, la sua raccolta di codici greci e latini: primo nucleo della Biblioteca di San Marco. A Ferrara il Bessarione partecipò attivamente alle riunioni del Concilio. L'8 ottobre, nell'apertura della prima sessione generale, tenne un discorso di esortazione all'unione delle Chiese il testo del quale è conservato, alla Marciana.
Il Bessarione aveva portato con sé vari manoscritti d'interesse teologico e umanistico, che furono visti presso di lui da Ambrogio Traversari, nel marzo-aprile 1438, e che poi fecero parte della donazione del 1468 alla Repubblica veneta. Il Traversari vide, in particolare, "Cyrilli magnum volumen contra Iulianum Apostatam". Dal Tesoro di San Marco pervenne alla Marciana nel 1801 un Evangeliario greco copiato a Ferrara nel novembre 1438 (come attesta la sottoscrizione del copista Sofronio). L'Evangeliario [Cod. Gr. I,55 (=967)] era custodito in una preziosa legatura bizantina, anch'essa ora alla Marciana.

 

 

Giuseppe Porta, detto il Salviati, Prometeo [?], Salone della Libreria Sansoviniana.Finito nel 1439 il Concilio, con la proclamazione, a Firenze, dell'unione (poi fallita) tra la Chiesa di Roma e la Chiesa d'Oriente, i Greci ripartirono per Costantinopoli. Il Bessarione, creato cardinale, prete della basilica dei SS. Apostoli, si stabilì in Roma, presso la sua chiesa titolare. Nel 1468, 31 maggio, quattro anni prima della morte, avvenuta in Ravenna nel 1472, donò i suoi codici greci e latini alla Repubblica veneta, che costruì per essi una magnifica Libreria, eretta sotto la direzione degli architetti Jacopo Sansovino e Vincenzo Scamozzi, e adornata di dipinti di Tiziano, del Veronese, del Tintoretto e di altri grandi pittori del Cinquecento: tra di essi Giuseppe Porta, detto il Salviati, nato a Castelnuovo Garfagnana, negli stati estensi, nel 1520 circa, autore del secondo ordine di tondi del soffitto del Salone, e di un dipinto, raffigurante forse Prometeo, sulla parete verso la Piazzetta. Un altro "estense", Girolamo (Lombardi) da Ferrara, collaborò alla decorazione della facciata.

La Biblioteca di San Marco, nella quale alla biblioteca del Bessarione vennero ad aggiungersi numerose importanti raccolte di famiglie patrizie e di conventi, e che, quale "Pubblica Libreria", ricevette dal 1603 un esemplare di ogni opera stampata nello Stato veneto, rimase nell'edificio per essa costruito fino al 1812. In quella data fu trasferita nel Palazzo Ducale: la Libreria sansoviniana divenne, con le Procuratie Nuove, Palazzo Reale, e residenza veneziana del vicerè Eugenio di Beauharnais.

 

Vista generale del Salone della Libreria Sansoviniana.Nei primi anni del Novecento la Biblioteca Marciana "riattraversò" la Piazzetta, e passò nel palazzo  ansoviniano della Zecca, attiguo alla Libreria, che fu restituita all'uso originario negli anni Venti. Nelle sale monumentali della Libreria è stata aperta, dalla fine degli anni Venti ai primi anni Settanta, una mostra permanente di codici marciani miniati, di libri figurati a stampa, di antiche legature.
Nella mostra permanente rappresentava la miniatura ferrarese il Cod. Lat. II,60, dedicato al duca Ercole I d'Este, e contrassegnato dall'impresa estense del Diamante. Il codice, miniato probabilmente da Tommaso da Modena, raccoglie Orationes ex meditationibus et soliloquiis Sancti Augustini dove nelle numerose raffigurazioni della figura in preghiera si può identificare lo stesso Ercole I. Pervenne alla Marciana nel 1796, per lascito della famiglia Nani.

 

Ritratto del cardinale Bessarione, fondatore della Biblioteca.Al duca Ercole I è dedicata l'edizione di Venezia, Piero de' Piasi, dell'Orlando innamorato di Matteo Maria Boiardo, della quale si conosce un solo esemplare, il più antico noto, conservato alla Marciana con la segnatura Inc. Ven. 671.  A Ercole I, ai figli Alfonso I ed Ippolito I, a Lucrezia sono dedicate numerose edizioni del ferrarese Nicolò d'Aristotele de' Rossi, detto lo Zoppino, attivo a Venezia dal 1505 al 1544 (il quale si firma spesso - specie nelle edizioni di interesse ferrarese - facendo riferimento al nome del proprio padre e a quello della città natale).
Lo Zoppino pubblica, nel 1521, nel 1528 e nel 1533, tre edizioni dell'Orlando innamorato, dedicate a Ercole I non possedute dalla Marciana; nello stesso periodo di tempo, le continuazioni dell'Orlando innamorato composte dal veneziano Nicolò degli Agostini, e un'opera in versi dello stesso Agostini, ispirata alla storia contemporanea: Li successi bellici seguiti nella Italia dal fatto d'arme di Gieradada del MCCCCCIX fino al presente MCCCCCXXI (Zoppino - Vincenzo di Polo, 1°.VIII.1521; esempl. marc. segn. 84.C.140). In quest'opera, alle cc E2r - E3r, si parla della "battaglia di Polesella" (1509).
A ricordo di quella battaglia si conservano a Ferrara, nel Palazzo Bonacossi, i rostri delle navi venete che Alfonso I portò con sé e collocò, quali trofei, nella Cattedrale. Il fatto d'arme di Polesella, sul Po, sottolinea l'importanza mdel grande fiume nei rapporti di concordia discorsi tra Ferrara e Venezia.

 

 

Pianta di Ferrara, col corso del Po, Paolino Minorita, Il corso del Po è raffigurato, con la pianta di Ferrara, anche in un manoscritto marciano del sec. XIV, la Chronologia magna di Paolino Minorita. Per la sconfitta subita dalla flotta veneziana a Polesella il capitano generale da mar Angelo Trevisan venne processato  a Venezia. Sostenne l'accusa, come "avogadore di Comun", Bernardo Bembo (padre del cardinale Pietro, bibliotecario di San Marco), che era stato visdomino a  Ferrara dal luglio-agosto 1497 al luglio 1499.
Nel 1498 Bernardo Bembo, visdomino a Ferrara, fece erigere nella chiesa di S. Andrea il monumento sepolcrale di Tommasina Gruamonti, veneta, moglie di Azzo X d'Este (1344-1415). Il monumento, opera dello scultore Luigi Montagnana, è ora conservato a Casa Romei. Tommasina Gruamonti è indicata anche nell'albero genealogico degli Estensi, di Girolamo Alessandro Capellari Vivaro, Il Campidoglio veneto, in cui si hanno gli arbori...delle famiglie...che hanno goduto o che godo- no della nobiltà patritia di Venezia. Gli Estensi erano stati iscritti tra i cittadini veneti nel 1331, tra i nobili nel 1388.

E al marchesato estense la Repubblica donò nel 1378-1381 la casa sul Canal Grande poi Fondaco dei Turchi, nella quale Nicolò III ospitò nel 1438 l'imperatore d'Oriente, Giovanni VIII Paleologo, in viaggio per Ferrara, per partecipare al Concilio. Vari principi estensi combatterono per Venezia contro i Turchi: tra questi Bertoldo, morto in battaglia nel 1463, durante l'assedio di Corinto.

 

Il suo corpo fu portato a Venezia l'8 maggio 1464. In quella occasione Bernardo Bembo pronunciò una Oratio in funere Bertholdi Marchionis Estensis pro dominio Venetorum  imperatoris in Turcas, il cui autografo era posseduto nel Settecento dal ferrarese Giovanni Andrea Barotti. Copie dell'Oratio sono attualmente conservate alla Marciana. Un manoscritto dell'Oratio, già nella biblioteca di S.Michele di Murano, è ora nella Biblioteca Vaticana. Durante la guerra di Candia (1645-1669) un principe estense, Almerico, comandò le truppe ausiliarie francesi, a fianco di quelle veneziane, nella difesa contro l'avanzata dei Turchi. Di lui si parla, con riferimento all'anno 1660, nell'inserto 103 del Cod. Marc. It.VII, 200 (=10050), acquistato per opera del bibliotecario Jacopo Morelli dall'abate

 

Matteo Luigi Canonici. Un monumento in memoria di Almerico commissionato dalla Serenissima nel 1666, fu eretto in Venezia, nella basilica dei Frari. Negli anni precedenti la guerra di Candia insegnava filosofia a Padova il centese Cesare Cremonini (1550 circa- 1631). Egli presentò nel 1619 i suoi scritti al Consiglio dei Dieci perché ne confermasse l'ortodossia, messa in dubbio dall'Inquisizione. Le opere del Cremonini rimasero presso i Dieci fino al 1788, allorché il Consiglio deliberò di trasferirle nella Biblioteca di San Marco.

Nel Settecento il nome di Ferrara figura sul frontespizio di opere stampate a Venezia o nel Veneto con la data "forestiera" di Ferrara, su licenza dei Riformatori dello Studio di Padova, per opere di argomento teologico, canonistico, storico-ecclesiastico (anche in considerazione dell'appartenenza della città di Ferrara allo Stato Pontificio e della sua vicinanza alla Repubblica Veneta).


Fra gli esemplari marciani di queste opere "veneto-ferraresi" ricordo La causa del probabilismo richiamata all'esame di Monsignor D. Alfonso de Liguori..., opera del domenicano Giovanni Vincenzo Patuzzi, Ferrara [ma Bassano], G.B. Remondini, 1764; e i tredici libri De Synodo dioecesana, opera del papa Benedetto XIV (Prospero Lambertini), Ferrariae [ma Venezia], apud Haeredes Balleonios, 1767. In questo secondo caso la scelta della data "forestiera" di Ferrara è dettata anche dalla nascita e ministero episcopale di Prospero Lambertini nella vicina Bologna, e dai possessi della famiglia Lambertini in Poggiorenatico (Poggio Lambertini), nel territorio ferrarese.

A Venezia, nella stamperia Coletti, fu pubblicata, dal 1780 al 1796, la Raccolta ferrarese di opuscoli scientifici e letterari di ch. autori italiani, iniziata in Ferrara, perGiuseppe Rinaldi, nel 1779, a cura dell'abate Antonio Meloni di Cento.
Del citato Vincenzo Patuzzi, domenicano osservante, la Marciana conserva il ritratto, esposto alla parete di uno degli scaloni che collegano il primo al secondo piano del palazzo della Zecca (il ritratto fu trasferito alla Marciana, dal convento già dei Gesuati, alle Zattere, nel 1819). Al primo piano della Zecca, nella sala della Direzione, sono custoditi i ritratti del Bessarione, del bibliotecario Pietro Bembo, di altri bibliotecari e personaggi illustri della storia di Venezia e della Marciana. Tra di essi Giuseppe Valentinelli, nato a Ferrara nel 1805, trasferitosi a Padova nel 1808, morto a Villa Estense nel 1874. Su di lui, come sulla "figura che incarna in modo eminente, dal suo settantennio di vita nel pieno secolo XIX, l'essenza del bibliotecariato veneto erudito dell'Ottocento" ha pubblicato un importante studio: Profilo ed eredità bibliografica di Giuseppe Valentinelli, il suo successore Giorgio Emanuele Ferrari, come lui nato a Ferrara nel 1918 e presto trasferitosi a Padova; bibliotecario alla Marciana dal 1939 al 1963 (esclusi due anni, 1943- 1945, alla Biblioteca Universitaria di Padova); direttore dal 1969 al 1973; maestro di bibliografia veneziana e veneta.